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Venezuela, Guaidò lancia l'offensiva finale. Maduro: "Golpe fallito"

Juan Guaidò, il leader dell'opposizione, autoproclamatosi capo dello Stato ad interim del Venezuela, ieri ha esortato la popolazione alla mobilitazione generale per cacciare il presidente Nicolas Maduro ed ha invitato le forze armate a portare a termine 'l'operazione libertà'. Ma alla fine di una giornata di scontri, nei quali sono rimaste ferite un centinaio di persone ed un 24enne è morto ad Aragua, non vi sono segnali concreti sul fatto che Maduro abbia perso il sostegno dei militari. 

Anzi, parlando in tv alle 21 locali, Maduro ha definito "sconfitto" il tentato golpe "delle forze imperialiste", ha accusato i manifestanti di voler provocare disordini per giustificare l'intervento estero degli "yankee" e ha negato di aver pianificato di fuggire a Cuba. Era stato il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, in un'intervista alla Cnn, a sostenere che Maduro era pronto a partire per L'Avana ma che è stato dissuaso dai russi.

Durante il suo intervento alla nazione, andato avanti per quasi un'ora, Maduro è apparso con al suo fianco il ministro della Difesa, Vladimir Padrino, il vice presidente del partito socialista Diosdado Cabello e altri uomini in divisa, quasi a voler smentire, con quell'immagine, il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Bolton, secondo il quale figure chiave del regime lo avevano abbandonato. Maduro ha invece accusato lo storico leader dell'opposizione Leopoldo Lopez, tornato in pubblico per la prima volta dopo due anni di arresti domiciliari, di aver istigato la manifestazione e ha assicurato che nessuno resterà impunito. Lopez, che si era inizialmente rifugiato nell'ambasciata cilena a Caracas si è trasferito nella sede diplomatica spagnola con la moglie, "per una scelta personale", almeno secondo il ministro degli Esteri cileno Roberto Ampuero. In nottata nelle strade della capitale venezuelana è inaspettatamente tornata la calma.