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Salva-Stati, deciderà l’Aula. Di Maio la spunta: ci sarà un voto

Il momento della verità è rinviato al 10 dicembre. Quando il Parlamento potrà dire la sua su Mes e dintorni. Fino a quel giorno si tratterà, ma non in una condizione di «inemendabilità» come aveva detto il ministro Gualtieri. Si conclude così,con una vittoria ai punti dei cinquestelle, un vertice lunghissimo.
Che l’aria fosse questa si era capito all’ora di cena, quando Di Maio ha battuto i pugni sul tavolo: «Cari signori, per noi c’è molto da rivedere e ora tocca a Camera e Senato dire come la pensano. Fra 10 giorni, quando il premier tornerà in Aula per il Consiglio europeo, si deve votare una risoluzione di maggioranza che impegni il governo a rinviare la firma del Mes in attesa delle modifiche». Su queste parole sembra infrangersi la mediazione messa a punto da Conte, Gualtieri e il Pd sulla «logica del pacchetto». Ovvero la pretesa di garanzie immediate dai partner europei sull’altra partita cara all’Italia, quella del completamento dell’Unione bancaria, previo via libera al Meccanismo europeo di stabilità.

Non solo la posizione del leader M5s resta rigida, aumentando i sospetti dei democratici che cerchi un appiglio per aprire la crisi (se la maggioranza non si ricompatta, il voto del 10 sarebbe esiziale) ma il governo deve fare i conti anche con un Renzi arrembante. Che invece di andare a Palazzo Chigi va in tivù e spara sulla riforma grillina della prescrizione: «Non è civile. Condivido pienamente il Pdl Costa che la cancella»