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Rifiuti pericolosi nel sito di stoccaggio di Marcianise: due arresti

La Compagnia della Guardia di Finanza di Marcianise ha posto in esecuzione un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di due soggetti, accusati di gestione illecita di rifiuti e inquinamento ambientale. Il provvedimento, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta di questa Procura, ha colpito Angelo Egisto, amministratore della L.E.A. S.r.l., società che dal mese di maggio 2017 era subentrata nella gestione di un sito di stoccaggio e recupero dei rifiuti a Marcianise. Con lui è finito in carcere anche Violante Marasco, 36enne napoletano, autotrasportatore ed ex dipendente della L.E.A. S.r.l. L’ordinanza cautelare fonda su un compendio gravemente indiziario a carico dei due indagati, coinvolti, in concorso tra loro, in reiterate e gravissime condotte di inquinamento ambientale. Le indagini, coordinate da questo Ufficio Giudiziario, hanno consentito di accertare come Angelo Egisto, per evitare il sostenimento di ingenti costi di smaltimento, tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018 abbia interrato notevoli quantitativi di rifiuti, di tipologia e pericolosità diverse, nel sottosuolo del piazzale antistante l’impianto di trattamento di Marcianise, durante l’esecuzione di lavori di rifacimento della pavimentazione del sito di stoccaggio e di realizzazione di alcune vasche per la raccolta del percolato. A tali attività ha collaborato anche Violante Marasco, autotrasportatore di fiducia di Egisto che, dietro compenso, ha fornito un determinante supporto logistico nelle operazioni di trasporto e scarico dei rifiuti.Tali condotte avvenivano spesso nottetempo, quando non vi erano altri dipendenti presenti e i cancelli potevano essere chiusi, adottando ogni necessaria cautela affinché l’azione illecita non fosse visibile dali’ esterno. La prova dell’avvenuto interramento è stata acquisita anche attraverso specifici “carotaggi” eseguiti da un consulente tecnico all’uopo nominato, che hanno consentito di accertare la presenza nel terreno di scarti derivanti da costruzioni e demolizioni oltre che di rifiuti urbani non differenziati sepolti fino a oltre 5metri di profondità. La consulenza ha attestato, inoltre, una compromissione significativa del sottosuolo con particolare riferimento a valori anomali di antimonio, elemento chimico estremamente pericoloso per la salute dell’uomo e potenzialmente cancerogeno. Una volta interrati, i rifiuti venivano fittiziamente scaricati in uscita dal sito di stoccaggio per mezzo di falsa documentazione di trasporto e di false fatture attestanti l’avvenuto regolare trattamento. Lo scorso mese di ottobre, l’impianto della L.E.A. S.r.l. era già stato sottoposto a sequestro dalla Guardia di Finanza su ordine dei Pubblici Ministeri operanti con riguardo all’altra ipotesi di reato contestata ai gestori del sito, ossia lo smaltimento abusivo di diverse tonnellate di rifiuti che non subivano il previsto trattamento di selezione e recupero, ma che venivano staccati all’interno del capannone in quantità notevolmente superiori a quelle autorizzate. Peraltro, la prolungata permanenza dei rifiuti umidi all’interno dell’impianto, ben oltre le 48 ore previste dalla legge, aveva inoltre comportato la formazione di copiosi sversamenti di percolato, con il serio rischio di compromettere il sottosuolo, potendo infiltrarsi nel terreno e confluire poi nelle falde acquifere. Pochi giorni dopo il sequestro, l’impianto aveva subìto, inoltre, un incendio di notevoli dimensioni, che aveva portato alla combustione di grandi quantità di rifiuti oltre che all’immissione nell’atmosfera di sostanze estremamente nocive, quali biossido di azoto e acido cloridrico, presenti con concentrazioni notevolmente più elevate rispetto ai livelli di allarme. Il consistente quadro indiziario raccolto, tra l’altro, attraverso attività intercettive, consulenze tecniche e diverse testimonianze di persone informate sui fatti, ha permesso l’emanazione dei provvedimenti cautelari in corso di esecuzione, con i quali è stato scongiurato il pericolo di aggravamento e di reiterazione di condotte particolarmente dannose per l’ambiente. Entrambi i soggetti destinatari della misura cautelare sono stati ora condotti presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere in attesa dei previsti interrogatori di garanzia. Gli esiti di questa attività costituiscono la chiara, ulteriore testimonianza del costante presidio esercitato da questa Procura, in stretta sinergia con il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta, per la tutela dell’ambiente e per il rispetto della legalità nelle diverse fasi della gestione del ciclo integrato dei rifiuti nella provincia di Caserta e, in particolare, nei Comuni rientranti nella cosiddetta Terra dei Fuochi.