Pregiudizi di genere: lavori da uomo e lavori da donna
Pochi giorni fa, a Gravina in Puglia (BA), due giovani donne, Nunzia Acquaviva e Stefania Paciullo, sono entrate a far parte della squadra del cantiere di Taranto, come carpentiere e piastrelliste. La loro è stata una scelta “quasi” senza precedenti: sono, infatti, le prime donne del Sud Italia a diventare carpentiere. Fin da subito, si sono mostrate determinate ed emozionate, pronte ad affrontare questa nuova sfida.
Ma perché la vicenda di Nunzia e Stefania è così importante? Le due ragazze hanno deciso di inserirsi in un ambito professionale prettamente maschile.
Esistono davvero “lavori da uomo”? E, poi, cosa si intende con questa espressione?
La maggior parte delle volte si fa riferimento a tutte quelle professioni che tradizionalmente -in passato- sono state svolte da persone di sesso maschile (es. camionista, pilota, barbiere, elettricista, pompiere, meccanico); oppure tale categoria va a includere le mansioni associate a forza bruta e prestanza fisica (es. minatore, muratore, taglialegna, fabbro). Al contrario, altri lavori erano tradizionalmente considerati femminili (es. ostetrica, estetista, baby-sitter, badante, sarta, addetta alle pulizie).
Chi ha detto che gli uni sono lavori da uomini e gli altri lavori da donne? Fino a che punto ha senso parlare di professioni distinte per genere?
Non si tratta di una decisione arbitraria presa da un giorno all’altro, né di un costrutto sociale immediatamente affermatosi, bensì è il frutto di una convenzione dipendente da architetture culturali, costruitesi lentamente, che si evolvono nel tempo e nello spazio.
Cinquant’anni fa era impensabile che una donna potesse guidare un camion o che un uomo facesse da balia. E, dopotutto, ci sono voluti “solo” 76 anni per avere, in Italia, la prima Presidente del Consiglio dei ministri.
Fortunatamente, le cose stanno cambiando e continueranno a cambiare: sono sempre di più gli uomini e le donne che decidono di ricoprire ruoli che la società ha “negato” loro per troppo tempo. Non esistono carriere prettamente maschili o femminili, occorre superare tali stereotipi: ciò che conta è la professionalità, non il sesso della persona che svolge il lavoro.