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Onu accusa Kim Jong un: “Non ha ancora fermato il programma nucleare”

La Corea del Nord non ha fermato il suo programma nucleare e missilistico, in violazione delle sanzioni delle Nazioni Unite. È quanto emerge da un rapporto commissionato dal Consiglio di sicurezza dell’Onu ad alcuni esperti indipendenti. Una denuncia che sembra avallare i timori sul fatto che gli impegni presi da Kim Jong un con Donald Trump al vertice di Singapore fossero troppo generici. Tra l’altro, sottolinea il rapporto, la Corea del Nord starebbe facendo ricorso a “un massiccio aumento” di contrabbando via nave di prodotti petroliferi, colpiti dalle sanzioni, e starebbe cercando di vendere armi all’estero. “La Corea del Nord - si legge ancora nel documento - non ha fermato i suoi programmi nucleari e missilistici e continua a sfidare le risoluzioni attraverso un massiccio incremento di trasferimenti da nave a nave di prodotti petroliferi, come di carbone nel 2018”. Il rapporto segnala anche violazioni del divieto d’esportazione di carbone, ferro e altre merci nordcoreane per diversi milioni di dollari, entrate nelle casse del regime di Kim Jong Un.  Queste violazioni hanno di fatto reso “senza effetto” l’ultimo blocco di sanzioni imposte dall’Onu, ha aggiunto il testo del rapporto. Pyongyang, inoltre, ha “tentato di fornire un piccolo armamento e armi leggere, oltre che altri equipaggiamenti militari” alla Libia, allo Yemen e al Sudan. La Corea del Nord ha, ancora, continuato a percepire entrate dalle sue esportazioni illecite, in particolare ferro e acciaio alla Cina, all’India e ad altri paesi, per un ammontare di 14 milioni di dollari da ottobre a marzo scorso. “Le sanzioni finanziarie restano tra le più debolmente applicate e le più attivamente aggirate dal regime”, ha indicato inoltre il rapporto. I diplomatici nordcoreani hanno avuto un ruolo essenziale in questo processo, aprendo conti bancari multipli all’estero. Nonostante il divieto, il rapporto ha rivelato l’esistenza di oltre 200 di questi conti in Russia. Il panel di esperti è incaricato di seguire l’applicazione delle sanzioni adottate dopo il sesto test nucleare e balistico di Pyongyang. Nonostante la richiesta di stop completo delle forniture di petrolio alla Corea del Nord, nei primi cinque mesi dell’anno a Pyongyang sono affluiti più di 500mila barili di petrolio.