Millennial e boomer verso il voto
Le elezioni si avvicinano e l’atteggiamento sociopolitico assunto dagli elettori dipende da molteplici fattori, compresa l’età anagrafica.
Infatti, l’età è una variabile di cui i partiti non possono non tener conto, ad esempio c’è chi è sbarcato sui social proprio per cercare di coinvolgere maggiormente i giovanissimi.
Inoltre, l’età determina l’affluenza alle urne e sono diversi gli studi incentrati proprio sul voto per fasce di età. Secondo le statistiche degli ultimi decenni, l’apatia elettorale tra i giovani è sempre più diffusa (nel 2018, un under-35 su due non è andato a votare), ma è vero che i millennial e i post-millennial sono poco informati e poco interessati alla politica o, semplicemente, non si sentono rappresentati dalla papabile classe dirigente?
Ora, l’atteggiamento assunto in merito al voto o in generale l’approccio alla politica, ovviamente, non dipende solo e soltanto dall’età, ma in linea di massima -come ci illustra Pirandello- l’età può davvero fare la differenza, non solo in termini di ideologia, quanto piuttosto a livello di “intensità”, ossia di convinta appartenenza a un determinato partito. Non è raro, infatti, trovare gli estremisti o i radicali principalmente tra le fila dei più giovani.
Ecco, che ci viene in aiuto Pirandello (1867-1936) con “I vecchi e i giovani” (1913), romanzo storicopolitico non molto conosciuto e unico nel suo genere nella produzione dell’autore.
Ambientato nella Sicilia tardottocentesca, il romanzo riprende alcuni episodi che hanno visto protagoniste tre generazioni di italiani: il Quarantotto, la spedizione dei Mille e le lotte dei Fasci siciliani.
Su cosa riflette Pirandello? Su come queste tre generazioni abbiano vissuto la propria giovinezza durante anni cruciali per la storia del proprio Paese, battendosi -mutatis mutandis- con determinazione e passione per quello in cui credevano: la generazione del ’48 per la libertà contro il regime borbonico; i garibaldini per l’unificazione nazionale; infine, i fasci siciliani dei lavoratori per la giustizia sociale.
Pirandello non vuole sottolineare le differenze ideologiche, bensì la medesima determinazione delle tre fasce di giovani che a distanza di decenni hanno lottato per l’affermazione di un proprio ideale politico.
Tutti i giovani di tutte le epoche si infervorano per qualche ideale, spesso mettendo da parte la razionalità oppure rischiando la vita in nome di imprese eroiche.
Mentre “i vecchi”? Secondo l’autore, questi si mostrano pessimisti e disincantati perché delusi dalle aspettative disattese dalla classe dirigente; oppure si lasciano cullare dagli ideali del loro giovanile passato, che per ovvi motivi risultano anacronistici.
Oggi, forse, il disincanto appartiene a una larga fetta di elettori, a prescindere dall’età, perché pare che la disillusione dilaghi non solo tra gli adulti, ma anche tra i giovani (vd la problematica dell’astensionismo, che naturalmente non è sempre sinonimo di “disinteresse”, quanto piuttosto di sfiducia nel governo).
Occorre, quindi, investire in progetti e idee che smuovano sia i “vecchi” che i giovani, sia i boomer che la generazione z, perché abbiamo bisogno di metterci in gioco, di credere in qualcosa, di sperare in qualcosa per evitare di scivolare progressivamente in una vita grigia, priva di ideali.