Responsive image

L'inverno più buio

In tanti, forse in troppi, non hanno ancora realizzato quello che accadrà - o, quantomeno, rischia di accadere - fra qualche mese. Al di fuori delle logiche dettate dalle personali ideologie, o simpatie geopolitiche, l’Europa dovrà affrontare un enorme mostro ghiacciato, questo inverno. Un abominio fatto di inflazione, costo dell’energia e decisioni difficili ma fondamentali per non crollare sotto il peso della neve.

L’energia non si “stampa”. L’energia non si “inventa”. L’energia va prodotta e, nel caso tale produzione non bastasse a soddisfare un certo fabbisogno, l’energia va importata. Cosa succede quando si affida il 30% del proprio fabbisogno ad un Paese storicamente - e potenzialmente - ostile? Il candidato risponda con un testo di sole tre parole: “un gran casino”.

In questa sede non vogliamo analizzare i motivi della nostra dipendenza energetica da un Paese come la Russia. Ci limiteremo a rispondere ad una domanda più semplice: “e ora?”. Beh, l’Europa ha bisogno di arrivare a Marzo. Per arrivare a Marzo, l’Europa deve evitare, a tutti costi, di finire le sue riserve energetiche. Un ipotetico inverno energetico, che in molti, compresa la redazione della Voce Indipendente, preannunciavano ormai da qualche mese.

I caratteri garantiti da Instagram mi portano a forzare il punto principale di questo breve pezzo, che quasi definirei “appello”: scordiamoci, per qualche mese, del cambiamento climatico. Lo so, certo, è un punto molto controverso. Al momento, però, l’industria energetica ha bisogno di ingenti investimenti. Questi investimenti non possono essere vincolati nei termini di qualche visionario patto per l’ambiente o di qualche - catastrofica - recessione “felice”.

L’Europa, più degli Stati Uniti, non supererà questo inverno senza il carbone (lo ha capito persino la verde Germania). Non supererà l’inverno senza i rigassificatori. Non supererà l’inverno senza un ritorno deciso al nucleare. Da questo punto di vista, l’annuncio di Liz Truss sulla strategia di approvvigionamento energetico britannico tramite gas, petrolio e nucleare, restituisce speranza.

Un passo indietro per farne, in futuro, cento in avanti. Con determinazione e coraggio.