Influenza aviaria in Europa
L’estate del 2022 ha registrato quella che, secondo gli studiosi, è stata la peggiore epidemia di influenza aviaria degli ultimi anni, con ben 788 casi rilevati in 16 Paesi dell’Unione Europea.
La malattia, finora, ha interessato solo e soltanto gli animali, con 56 casi nel pollame, 22 negli uccelli in cattività e 710 negli esemplari selvatici.
Il fatto che non ci sia stato ancora nessun caso di contagio umano fa tirare un respiro di sollievo alla comunità epidemiologica, che anni fa era stata messa a dura prova dall’eventualità di una diffusione capillare su scala globale della malattia.
Questo tipo di influenza è causata da un gruppo di virus a patogenicità variabile: inizialmente, i livelli sono piuttosto bassi; quando il virus ha circolato in ampi gruppi di soggetti contagiati, la patogenicità aumenta e il rischio di epidemie diffuse diventa notevolmente elevato. La grande instabilità genetica del virus, cioè la sua tendenza a subire mutazioni genetiche improvvise, è motivo di preoccupazione e ha spinto gli scienziati a tenere sotto controllo i vari ceppi virali monitorando il livello di deriva genetica. Ma se la malattia colpisce tipicamente gli uccelli, quali pericoli esistono per gli uomini?
Il rischio consisterebbe, secondo gli esperti, nella possibilità di combinare il ceppo aviario con il ceppo umano in un soggetto contagiato da entrambi, innescando in questo modo un’epidemia umana di influenza aviaria.
Anche se il virus è monitorato da gruppi di ricerca in tutto il mondo e la preoccupazione è sempre alta, le probabilità che questo salto virale possa avvenire sono per ora molto basse.
Non a caso, pur avendo registrato un incredibile aumento di casi nella popolazione di uccelli europei, ancora nessun contagio umano è stato segnalato dalle autoritá competenti. Si evidenzia, peraltro, come il rischio di contrarre eventualmente la malattia non si presenti mangiando carne di pollame, ma solo attraverso contatti diretti con animali contagiati dal virus responsabile della patologia.