Responsive image

In Francia preservativi gratis ai giovani, cosa ne pensa un prete? Intervista a Don Angelo

𝘐𝘦𝘳𝘪 𝘌𝘮𝘮𝘢𝘯𝘶𝘦𝘭 𝘔𝘢𝘤𝘳𝘰𝘯 𝘩𝘢 𝘵𝘸𝘪𝘵𝘵𝘢𝘵𝘰 «𝘐𝘯 𝘧𝘢𝘳𝘮𝘢𝘤𝘪𝘢 𝘪𝘭 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘳𝘷𝘢𝘵𝘪𝘷𝘰 𝘴𝘢𝘳𝘢̀ 𝘨𝘳𝘢𝘵𝘶𝘪𝘵𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘢 𝘧𝘢𝘴𝘤𝘪𝘢 18-25 𝘢𝘯𝘯𝘪. 𝘐𝘯𝘪𝘻𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘪𝘭 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘰 𝘨𝘦𝘯𝘯𝘢𝘪𝘰. 𝘚𝘪 𝘵𝘳𝘢𝘵𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘱𝘪𝘤𝘤𝘰𝘭𝘢 𝘳𝘪𝘷𝘰𝘭𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘷𝘦𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦»

𝘓𝘢 𝘳𝘦𝘥𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘝𝘰𝘤𝘦 𝘐𝘯𝘥𝘪𝘱𝘦𝘯𝘥𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘩𝘢 𝘱𝘦𝘯𝘴𝘢𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘷𝘪𝘴𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘝𝘪𝘤𝘦parroco 𝘥𝘪 𝘔𝘰𝘯𝘵𝘦𝘧𝘰𝘳𝘵𝘦 𝘐𝘳𝘱𝘪𝘯𝘰 don 𝘈𝘯𝘨𝘦𝘭𝘰 𝘊𝘪𝘵𝘢𝘵𝘪 𝘳𝘪𝘨𝘶𝘢𝘳𝘥𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘰𝘴𝘵𝘢.


𝘐𝘯𝘵𝘦𝘳𝘷𝘪𝘴𝘵𝘢 𝘤𝘶𝘳𝘢𝘵𝘢 𝘥𝘢 𝘈𝘯𝘵𝘰𝘯𝘪𝘰 𝘗𝘦𝘯𝘻𝘢.


Don Angelo, cosa pensi del recente tweet del presidente Emmanuel Macron sulla distribuzione gratuita di preservativi per i giovani tra i 18 e i 25 anni? 


Domanda molto interessante! Il mio parere su una questione come questa va necessariamente diversificato: chiaramente, un conto è ciò che ne penso come sacerdote, un altro ciò che ne penso come cittadino.

Come sacerdote, ovviamente i miei suggerimenti per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili vanno in ben altra direzione rispetto a quella intrapresa dal presidente Macron: e cioè nel senso dell’osservanza della dottrina morale della Chiesa, la quale raccomanda la pratica della virtù di castità. Per quanto oggi possa apparire anacronistico e fuori moda, vivere la propria sessualità praticando la virtù della castità, vale a dire – la riassumo citandone solo gli aspetti più noti: ma in realtà il discorso sarebbe ben più lungo e articolato – improntare la propria vita all’esercizio della continenza e della modestia e circoscrivere le relazioni sessuali al contesto coniugale, sradica alle fondamenta il problema delle malattie sessualmente trasmissibili, e peraltro in una maniera forse anche più efficace dell’uso dei mezzi profilattici. Questi ultimi, infatti, certamente ostacolano la trasmissione di una malattia nel singolo rapporto sessuale; tuttavia, incoraggiare al loro utilizzo in modo strenuo e indiscriminato – cioè come se bastasse avere sempre a portata di mano una scatola di preservativi per risolvere questo problema, a prescindere da ogni altra considerazione – è un atteggiamento che veicola comunque la promozione di una cultura sessuale improntata (all’opposto, appunto, di quella cristiana) alla ricerca costante di rapporti sessuali, visti sempre come qualcosa di buono e auspicabile a prescindere dal contesto e dalle circostanze. Ma il punto è proprio qui: è esattamente questo tipo di cultura pansessualista – che in Occidente è penetrata con la rivoluzione culturale del Sessantotto –che rappresenta il terreno più fertile perché sorga e si implementi il rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili. In una società permeata della visione cristiana della sessualità, invece, si promuoverebbe all’inverso una cultura del rispetto dei corpi – quello proprio e quello degli altri – che sarebbe, per così dire, un antidoto naturale, qualcosa di fisiologicamente incompatibile con l’insorgere di simili problematiche. 


E come cittadino, invece, cosa ne pensi? 


Da una prospettiva laica, è di tutta evidenza che questi argomenti non possono avere valore coercitivo, ma tutt’al più essere proposti come modello alternativo a quello oggi prevalente. Certo, in una società composta in larga maggioranza da cristiani praticanti che decidessero di darsi leggi cristiane (cosa che non sarebbe in sé illegittima, nell’ottica del principio di autodeterminazione dei popoli), leggi in certa misura restrittive in materia di compravendita di preservativi avrebbero una loro logica. Ma in una società come quella di oggi, almeno nel mondo occidentale, una legislazione del genere sarebbe invece improponibile, ed anzi sotto questo profilo appare inattaccabile – e del tutto coerente con i princìpi dello Stato liberale – quella che è stata proposta dal presidente Macron. Uno Stato autenticamente liberale, però, dovrebbe contemporaneamente lasciare spazio anche alla promozione di modelli diversi, come quello cristiano della continenza, e comunque ad ogni proposta alternativa – anche da parte di non credenti – che tenda a mettere in rilievo i rischi di una sessualità vissuta senza limiti e senza norme. Ed è qui che, secondo me, la via intrapresa del Presidente francese diventa contestabile, in quanto troppo unilaterale. Anche in un’ottica laica, infatti, si può ragionevolmente mostrare che nel quadro di una sessualità vissuta senza alcun limite etico i profilattici costituiscono certo un ostacolo alla trasmissione delle malattie, ma lo fanno un po’ come un airbag fa da ostacolo a rompersi la testa in un incidente: l’attimo prima che ciò avvenga neutralizzano – quasi sempre – il rischio di farsi del male, ma non sradicano affatto la causa più profonda che porta costantemente e inevitabilmente ad esporsi a quel rischio. Guidare o, fuor di metafora, usare della propria sessualità in modo prudente e responsabile rappresenta una soluzione oggettivamente più sicura e duratura, anche a prescindere da considerazioni di tipo religioso e morale, per affrontare il problema delle malattie sessualmente trasmissibili. Nel legiferare su questa materia, lo Stato – anche lo Stato laico – dovrebbe tenere conto di questo aspetto fondamentale. 


Quindi, in conclusione, cosa suggeriresti a qualcuno che dovesse chiederti un consiglio su questo argomento? 


Se qualcuno mi chiedesse un consiglio da sacerdote per la sua vita personale, gli raccomanderei senz’altro la via proposta dalla Chiesa, che è quella della pratica della virtù di castità. Se invece la domanda mi fosse posta da qualcuno che ricopre un incarico istituzionale o educativo e riguardasse il comportamento da adottare su questo tema nella vita pubblica, risponderei che dovere civico del cristiano non è affatto quello di far diventare i precetti morali della Chiesa legge dello Stato, cosa che del resto non sarebbe compatibile con i princìpi dei moderni Stati liberali. Questo problema, quindi, è molto diverso da altri come quello dell’aborto e dell’eutanasia, nei quali a sostegno delle posizioni pro-life, ben prima di quelli religiosi o dogmatici, ci sono argomenti razionali e bioetici, condivisibili, in quanto tali, anche da chi non crede. Rispetto al problema delle malattie sessualmente trasmissibili, invece, bisognerebbe cercare di fare in modo che la visione cristiana della sessualità abbia pari diritto di tutte le altre ad essere proposta come modello ai giovani – il che non significa solo lasciare la possibilità di predicarla liberamente nelle chiese, ma anche darle adeguato spazio nei canali istituzionali e nelle agenzie educative –, i quali riceveranno così un’informativa completa sulla questione e potranno poi scegliere liberamente se proteggersi usando i preservativi (gratuiti o a pagamento che siano) oppure se seguire i consigli del parroco.