“Il piacere digitale”, presentato il libro che vuole essere un “manuale di navigazione” nella vita contemporanea
«Oggi parleremo del mondo digitale a 360 gradi, di relazioni, di come siamo cambiati a causa degli smartphone e dei social ma anche delle opportunità», per ragionare su come è cambiato il mondo e su come sono cambiate le persone. L’occasione per parlare di queste tematiche è stata data dalla presentazione del libro “Il piacere digitale” dello psicologo e psicoterapeuta Michele Spaccarotella presso la libreria Mondadori Bookstore di Avellino. A moderare l’incontro la giornalista Francescapaola Iannaccone, esperta di social e di costume, che ha interagito con l’autore, con lo psicologo e sessuologo Gildo Iacoviello e con la pedagogista e terapista ABA Carmen Maturo.
Nell’era digitale è cambiato il modo di approcciarsi alle relazioni e ci si deve orientare con parole come like, selfie, sexting, ghosting e dating app. Si parla di mondo iperconnesso ed è facile imbattersi in relazioni virtuali, anche una semplice amicizia. «Prima che arrivasse Instagram già ci occupavamo di parlare al grande pubblico di temi di cui magari si sente parlare in tv o sui giornali però non c’era il giusto approfondimento - ha spiegato Michele Spaccarotella -. In questi seminari andiamo a raccontare queste tematiche» e circa dieci anni fa l’autore ha iniziato a raccogliere dei dati, soprattutto dall’estero, per un seminario e «iniziavo a raccontare quello che accadeva per vedere se in Italia avevamo lo stesso tipo di esperienze. Anno dopo anno mi accorgevo che i dati che raccoglievo erano sempre di più». In Spaccarotella è scattato poi il fatto che «quello che raccontavo nel seminario me lo iniziavano a dire i pazienti. Ho fatto una ricerca bibliografica e mi sono reso conto che non c’erano testi che parlassero di questo in maniera completa. Così ho deciso di raccogliere tutto quel materiale, di metterlo nero su bianco nel libro ma anche iniziare a raccontare tutto ciò che i pazienti mi dicevano. Questo è un libro per tutti, per il grande pubblico».
Sono le persone più adulte ad aver vissuto «tutto ciò che il mondo digitale ha portato», «hanno vissuto il passaggio, si parla di “immigrati digitali” perché c’è chi ha vissuto un prima e un dopo», mentre «i ragazzi che vengono ribattezzati “nativi digitali” non hanno fatto questo passaggio» e cose che per determinate fasce d’età «sembrano particolari per loro sono assolutamente la quotidianità e la normalità – ha continuato Spaccarotella -. E L’ho voluto raccontare nel libro, con un linguaggio semplice e divulgativo per arrivare a tutti. Ho raccontato non solo storie dei miei pazienti ma ci ho messo anche degli esercizi da fare o dei film o serie tv che parlano di questi argomenti. Volevo che le persone avessero un “manuale di navigazione” nella vita contemporanea facendo dei capitoli corti, sono capitoli di 15 pagine ognuno staccato dall’altro».
«Noi comunichiamo da un punto di vista verbale ma anche espressivo». Se ci si vede con una persona, «c’è uno scambio di sguardi e ci capiamo al volo rispetto a una relazione digitale dove questo non avviene – ha aggiunto lo psicologo Gildo Iacoviello -. Per ovviare a questo problema utilizziamo i meme o l’emoticon. Anche se l’emoticon potrebbe essere esplicativa di quello che voglio comunicare non sarà mai pienamente esaustiva, perché toglie l’ingaggio psicologico che ci potrebbe essere visivamente. Manca quell’aggancio fisico, lo sguardo. A volte quello che non riesco a comunicare con le parole o con lo sguardo probabilmente un abbraccio te lo comunica in un certo modo. È un po’ questo l’aspetto che secondo me si perde, senza demonizzare però i dispositivi digitali».
Con l’avvento della virtualità «è come se non contasse più la presenza fisica dell’altro ma la sua rappresentazione - ha ripreso Spaccarotella -. Non conta il corpo o il contatto ma la rappresentazione del corpo, quindi basta anche guardarsi in foto o nelle stories e questo rende l’altro presente. Quando due persone si conoscono attraverso una chat diventa una sorta di “riparo”, non è un filtro o una barriera ma quello che rende possibile il dialogo con l’altra persona perché ci si sente al sicuro. La solitudine diventa l’esito finale, perché inizio ad avere difficoltà a stare a contatto con uno sconosciuto o una sconosciuta che preferisco fare tutto da casa».
Sexting, ghosting, dating app sono parole che si trovano nel libro e che ormai sono entrati nel linguaggio comune per quello che rappresentano e per quello che comportano nella vita di oggi. «I rapporti si sono modificati perché fondamentalmente le dating app danno un accesso molto più veloce come numero di profili, si abbandona il metodo tradizionale dell’appuntamento – ha aggiunto la dottoressa Carmen Maturo -. In questo caso ritroviamo la superficialità nei rapporti ma anche lo scartare le persone semplicemente da fattori estetici. Si creano degli incontri in maniera lampo, dove manca la profondità del legame emotivo e la qualità del rapporto stesso. Si riesce a filtrare, a selezionare attraverso dei criteri specifici e a quel punto si va a focalizzare su criteri superficiali e si allontanano le esperienze personali. Anche dal punto di vista emotivo abbiamo dei pro e dei contro, perché sicuramente aiutano alla socializzazione ma alla fine si può ricorrere a stati di ansia e di dipendenza poi da relazioni».
Se prima si aveva «il diario segreto con il lucchetto, ora i social sono il nostro diario che non solo è diventato pubblico ma non è più segreto, anzi mettiamo in piazza tutto quello che ci riguarda – ha continuato l’autore del libro presentato -. Il selfie fa parte dell’autoracconto, c’è anche un racconto di sé stesso. Quando siamo online siamo un avatar». «Noto che i ragazzi iniziano a essere un po’ omologati, c’è omologazione. La persona X pubblica, il numero di like aumenta, c’è gratificazione, se non c’è allora imito l’altra persona che ha più like», ha aggiunto Gildo Iacoviello. E se Bauman anni fa ha coniato il termine “amore liquido”, Spaccarotella parla di «“relazioni gassose”, adesso i contatti sono diventati talmente veloci che scoppiano con la rapidità di una bolla. C’è difficoltà nel costruire un legame e quelle coppie che finiscono poi iniziano il post relazione sui social, c’è un aggiornamento continuo che non consente quasi mai alle relazioni di chiudersi completamente».
Per la dottoressa Maturo «sicuramente le dipendenze dei giovani sono digitali. C’è più autonomia nei ragazzi più grandi e la notifica diventa un rinforzo positivo o negativo». Il cellulare «è un compagno costante per controllare notifiche e soprattutto like». «È stato dimostrato che più si passa il tempo davanti a uno schermo e si diventa meno empatici – ha ripreso Spaccarotella -. Il libro “Il piacere digitale” è un equilibrio tra l’essere umano e il dispositivo tecnologico. Saremo sempre in relazione con questi. Il manuale consente di raggiungere un equilibrio tra il nostro essere umani e la macchina».
In conclusione dell’incontro si è parlato di come internet e i social abbiano cambiato le persone, dal momento che «ci hanno cambiato molto» e chi ha creato «tutto questo ha lavorato sulla semplicità dei meccanismi e non sulle conseguenze. Ci ha cambiato perché non è stata fatta un’educazione digitale nel frattempo e ora stiamo rincorrendo le conseguenze che hanno causato. Se non viene fatta un’educazione digitale continueremo a rincorrere le conseguenze», ha concluso Michele Spaccarotella.