Il padrino: quando i battesimi diventano interessanti
"Il padrino" è un film del 1972 diretto da Francis Ford Coppola, ispirato all'omonimo romanzo di Mario Puzo, che qui compare in veste di sceneggiatore della pellicola. La pellicola adatta sapientemente al grande schermo i fatti narrati nel romanzo, pur con i necessari tagli (i personaggi di Nino Valenti e di Jules Segal, per non parlare di tutta la parte relativa alla giovinezza di don Vito trasportata nel secondo capitolo della trilogia), comunque non troppo invasivi. La vicenda parte dal matrimonio di Constanzia "Connie" Corleone, figlia quartogenita di don Vito, il "padrino". Usanza vuole che un padrino non possa rifiutare richiesta alcuna il giorno delle nozze di sua figlia, e così una lunga fila di persone si presenta nel suo ufficio, dell'uomo capo di uno "stato parallelo", a tratti più potente e efficace di quello vero. Ma ovviamente nessun film sulla mafia (parola che tra l'altro nella pellicola non viene pronunciata neanche una volta) puó essere esente da guerre e colpi di pistola: il nemico in questione sarà Virgil Sollozzo detto "il turco", narcotrafficante al quale don Corleone ha negato il suo appoggio e la sua protezione. Da qui una faida sanguinaria che porterà a morti da ambo le parti.
Un film del genere riesce a sorprendere anche nel 2022, esattamente 50 anni dopo la sua uscita al cinema. Gli eventi si prendono il tempo necessario; la narrazione non è lenta ma neanche frenetica, e le scene di pace (o meglio, quelle in cui non si ammazza nessuno) occupano la maggior parte del tempo. Il punto forte sta proprio nella scrittura dei dialoghi (come non ricordare il monologo iniziale di Bonasera, la celebre scena della testa di cavallo o il dialogo tra Michael e Moe Greene?) e nella capacità recitativa degli attori, sia nostrani (uno su tutti, Corrado Gaipa), sia statunitensi (e qui non si puó non citare Marlon Brando e Al Pacino). Gli effetti speciali, vista l'età del film, sono passabili, ma ai giorni nostri sembrano quasi ridicoli (in alcuni punti il sangue sembra acqua con del colorante rosso). Un piccolo consiglio: se potete, recuperatelo con il doppiaggio storico diretto da Ettore Giannini (che non era un direttore di doppiaggio, ma un regista). Presenta alcuni cambiamenti rispetto alla versione originale (ad esempio la famiglia "Barzini" diventa "Barrese"), ma le performance vocali sono di gran lunga superiori (su tutti spiccano Giuseppe Rinaldi, non a caso definito il miglior doppiatore italiano di sempre", e Ferruccio Amendola). Il secondo doppiaggio venne fatto nel 2008 su richiesta di Coppola in persona e diretto da Rodolfo Bianchi, che si avvalse dei migliori professionisti del settore (richiamando anche Elio Zamuto per Tessio, ruolo che aveva ricoperto già nella prima versione). Tuttavia, nonostante una maggiore fedeltà nei dialoghi alla versione originale, dal punto di vista recitativo non è all'altezza della versione originale (per quanto, ribadisco, ci siano i migliori doppiatori di oggi, come Stefano De Sando, voce ufficiale di Robert De Niro, qui su Marlon Brando).
Non mi resta che augurarvi buona visione, e ricordate: è un'offerta che non potete rifiutare.