Il fuoco della redenzione: l'umanità dantesca nel XXVII canto del Purgatorio
L’intera cantica del Purgatorio sembra presentarsi come una raccolta di memorie liturgiche, che dal rito iniziale del giunco, proseguendo con la descrizione dell’officiatura della confessione, si conclude con l’azione purificatoria in igni, attraverso la barriera di fuoco e in aqua, nel Lete e nell’Eunoè. Il doppio lavacro così risulterebbe «come l’ultimo atto di un lungo iter di iniziazione battesimale cominciato nel primo canto, che collegato ai canti finali da una sottile tessitura di rimandi simbolici e di anticipazioni liturgiche»1, pone in essere «la dialettica di morte e rinascita, di sterilità e fioritura»2 della seconda cantica. Come suggerisce l’italianista Dante Della Terza, il Purgatorio diventa una «complessa e autonoma avventura dell’anima»3, che prevede il perfezionamento nel pellegrino del processo di rinascita spirituale, tra l’Alfa e l’Omega del tempo provvidenziale. Il topos della renovatio nel canto XXVII si concretizza mediante il battesimo nel fuoco, punto cruciale su cui si intende soffermare l’attenzione, per analizzare quei versi che meglio condensano e cristallizzano le emozioni e le sensazioni del Sommo Poeta negli istanti precedenti l’attraversamento. La conversio di Dante dall’emisfero infernale a quello purgatoriale si configura come un vero e proprio itinerario dal peccato all’innocenza, che comporta la morte dell’homo vetus peccaminoso e la nascita dell’homo novus, nuova creatura, tesa al recupero della libertà, valore fondamentale dell’umanesimo cristiano. Il canto, ricco d’azione, costituisce una cerniera tra il tempo dell’espiazione e quello dell’ascensione e rivela così la sua natura di ponte tra Purgatorio e Paradiso terrestre. Dante personaggio, in questo canto, vive il momento più intensamente impegnato in direzione etico-ascetica del suo itinerario spirituale, sperimentando una condizione di rimorso e superamento, di tensione, timore ed esitazione. «L’impressione che, giungendovi nella lettura, il canto XXVII del Purgatorio non sia un canto come gli altri, ha competente rilievo nella critica»4, ci ricorda lo stesso Contini nei suoi magistrali Appunti su Purgatorio XXVII e tutto ciò contribuisce a rendere i versi di un’eccezionale bellezza, anche per la varietà dei toni presenti: dall’epico-drammatico, al dolce e rassicurante, al solenne.