Il castello di Cagliostro: quando un ladro incontra un angelo
Di Felice Maione
C'è chi, nonostante lo scarso successo iniziale al botteghino, l'ha definito "il miglior film di Hayao Miyazaki". I fan del franchise lo ritengono il miglior film ad esso legato, nonostante siano passati quasi 50 anni dalla sua uscita, e a parer mio "Lupin III - Il castello di Cagliostro" merita a pieno questo titolo. Va detto che la visione miyazakiana del personaggio differisce molto da quella originale di Monkey Punch, che lo ritraeva più spietato e volgare: basti citare la battuta finale di Zazà che, quando Clarisse afferma che Lupin non ha rubato nulla, le risponde:"Si sbaglia: mi risulta che abbia portato via una cosa di grande valore. Le ha rubato il cuore". Non è il Lupin che chi ha letto le pagine ormai ingiallite del manga originale conosce, ma è una rappresentazione altrettanto valida: "eroe cavalleresco", come lui stesso si autoproclama in un altro film della serie. L'amore platonico fra Lupin, ladro gentiluomo più galante che mai, e Clarisse, giovane duchessa appena uscita da un convento "che si vuole costringere a nozze sgradite" (prototipo della Nausicaa miyazakiana con cui condivide la voce originale), è certamente uno degli elementi più toccanti della storia, ma non è il solo: Fujiko, femme fatale forte e indipendente, per una volta priva di scollature ma armata fino ai denti, Zenigata, più umano e determinato del solito, forzato dalle circostanze anche ad un'alleanza temporanea con il nostro ladro.
Ovviamente un film del genere non puó essere tale senza un cattivo degno di tale nome: il conte di Cagliostro, feroce e sanguinario reggente del regno determinato a sposare Clarisse (sua consanguinea, ma gli incesti sono cosa comune fra nobili) per potersi impossessare del tesoro della sua famiglia. Aristocratico, di buone maniere, abile spadaccino, intelligente e senza scrupoli: la ricetta perfetta per un antagonista.
Tratto interessante sono i disegni, molto più morbidi di quelli delle prime serie, ma gli sfondi sono la parte meglio riuscita: che si tratti della collina (quella del mitico inseguimento in 500), del castello del conte, del giardino in cui un giovane Lupin trova riparo, delicati colori pastello immergono lo spettatore in un'atmosfera onirica ("Clarisse... La bambina... L'angelo...", adattato in italiano in un ignobile "Pensai di essere più di là che di qua")
La pellicola gode di ben tre differenti versioni italiane: vi consiglio l'ultima (del 2007!), che vede il cast ufficiale della serie televisiva (l'ultimo lavoro di Roberto Del Giudice, storica voce di Lupin, deceduto solo pochi mesi dopo).