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Gli anni del codice Hays: i censori di Hollywood

Stati Uniti d'America, 1920/1930: uno squarcio di avvenimenti e sconvolgimenti tanto contrastanti quanto entusiasmanti attraversano il Paese. Anni ruggenti di prosperità economica dove il modernismo lotta faccia a faccia col conservatorismo. Le donne conquistano il diritto di voto, la musica jazz si diffonde nell'aria fuoriuscendo dai libertini locali notturni, esplode la Red Scare e il Ku Klux Klan diventa Pop. Gli anni dell'alcol, del proibizionismo e dell'ascesa dei gangsters. Poi il crollo della borsa, i sindacati che si smuovono e l'emanazione del New Deal. Fu in questi frangenti che un mondo a sé, tanto artistico quanto rivoluzionario, conquistava sempre di più gli spiriti statunitensi: il cinema. Dopo gli anni del muto il sonoro aveva reso i lungometraggi ancor più magici e coinvolgenti e la carta bianca avuta dalle produzioni dava vita a pellicole estremamente ardite che, Ça va sans dire, fruttavano fior di quattrini al botteghino. Ben presto divenne chiaro come il cinema, col suo interclassismo e la sua potenza comunicativa, potesse essere molto più che semplice intrattenimento: poteva plasmare le idee. Vi era poi il generale contesto dello star system, sempre più spesso protagonista di scandali da prima pagina. Hollywood era vista come culla di eccessi e lussuria, fonte di fascino come di indignazione per il cittadino statunitense.
Nel 1930 si decise di porre un freno decisivo alle libertà di cui quel mondo aveva goduto. Il cinema e gli addetti ai lavori sarebbero dovuti diventare modello di rettezza e stabilità morale, rispettando ferree e inviolabili regole. Entrò quindi in gioco William Harrison Hays. Ultra conservatore, nonché presidente del Comitato Nazionale Repubblicano. Hays diede vita al "Motion Picture Production Code", meglio noto come "Codice Hays". Una serie di regole e linee guida a cui Hollywood avrebbe dovuto attenersi.

Furono soltanto tre i punti cardine che Hays formulò inizialmente:
1) lo spettatore non avrebbe dovuto mai immedesimarsi in personaggi con atteggiamenti o pensieri degradanti o malevoli
2) gli standard di vita mostrati al pubblico dovevano essere salutari e corretti
3) la legge, sia naturale che umana, doveva essere rispettata e mai ridicolizzata dalla trama o dai personaggi

La reazione di Hollywood? Una grassa risata. Tutti individuavano una strada per non rispettare queste direttive così generiche seppur limitative. 

Hays decise quindi di ampliare il codice immettendo una serie di divieti ben più specifici.
Fu categoricamente vietato inscenare in modo esplicito un omicidio, così come mostrare il traffico di qualsiasi stupefacente o il consumo di alcolici. In ambito sessuale ogni tipo di nudo divenne taboo, persino i baci troppo passionali andavano evitati. Ogni allusione a relazioni amorose fra persone dello stesso sesso, così come rappresentazioni di un adulterio vennero bandite. Anche danze troppo sensuali e vestiti succinti non erano graditi. Vi furono inoltre limitazioni sul piano etnico e sul piano religioso venne vietata ogni forma di parodia. L'ambiente clericale andava descritto come casto e ligio alla morale cristiana. Infine non era consentito schernire o diffamare qualsiasi stato nazionale così come la sua bandiera, al fine di evitare possibili incidenti diplomatici. Si assistette quindi a una guerra bifronte: da un lato i registi e i produttori che in ogni modo tentarono di aggirare il codice, dall'altro i censori contro alcune uscite in sala. Iniziò un periodo di indagini, commissioni di inchiesta e spionaggio per stanare e far pulizia contro gli "impuri di Hollywood". Dopo molti anni il codice Hayes decade. Il cinema Europeo arrivava negli USA con i suoi personaggi popolari e contraddittori, con la sua pungente e dirompente critica sociale, con le sue immagini e le sue sequenze tutt'altro che censorie. Hollywood non poté competere con le sue norme restrittive. Il mercato del cinema statunitense correva il serio rischio di scomparire a causa dei competitors. Fu la fine del codice Hays.