Emissioni Trading System: come le industrie inquinano meno
L’ETS (Emission Trading System) è uno strumento lanciato nel 2005 rivolto in maniera peculiare al tessuto industriale europeo. Esso fonda il suo funzionamento su un meccanismo di scambio di quote di emissioni. Tale sistema di scambio di quote obbliga le industrie ad inoltrare richiesta per una quota (un permesso) per ogni tonnellata di CO2 che esse generano mediante la loro attività. Questa modalità di tassazione diventa un incentivo ad inquinare in misura minore: una società meno inquina e minori saranno le quote di emissioni di cui necessita e, di conseguenza, minori risulteranno essere le proprie spese d’acquisto investite in permessi.
Il meccanismo che regola il prezzo di ogni singola quota segue una logica d’asta e quindi di domanda e offerta, in funzione del prezzo di mercato del carbonio. A tal proposito, per meglio comprendere il meccanismo delle quote, si analizza quanto accaduto a seguito della crisi finanziaria del 2008. A causa degli effetti a catena generati dalla crisi dei mutui subprime, con conseguente fallimento di molte società, in Europa risultava essere minore la domanda di quote per emissioni di CO2 a discapito di un offerta che rimaneva comunque invariata. Ciò ha provocato un abbassamento del costo di ogni singola quota e dunque scoraggiato le imprese ad investire in tecnologie verdi almeno per quegli anni.
Questo problema si è verificato anche durante gli anni pandemici ma, come soluzione alla questione, nel 2008 vi fu la creazione di una Riserva Stabilizzatrice del Mercato (RMS) In tale RMS venivano inserite le quote in eccesso nei momenti di riduzione di domanda delle industrie e, queste ultime, venivano liberate solo in caso di carenza di offerta, o viceversa, in maniera tale da allineare e
assorbire le singole fluttuazioni di mercato.