Caso Rekabi. Gare senza l'hijab: scelta o incidente?
Elnaz Rekabi, classe ’89, è una famosa arrampicatrice iraniana che ha vinto numerosi premi, piazzandosi terza al campionato del mondo nel 2021 e vincendo due coppe d’Asia nel 2017.
Quest’anno agli annuali campionati asiatici di arrampicata IFSC tenutisi in Corea del Sud è arrivata quarta nella specialità boulder & lead (“arrampicata su massi” e “difficoltà”).
A far discutere, però, non è stata la performance dell’atleta, ma il fatto che abbia gareggiato senza hijab.
Non si è parlato di questioni sportive, dei risultati della prova, dell’emozione prima della competizione… No. La sua gara è divenuta oggetto di una disputa socio-politica.
Durante l’ultima prova, infatti, Rekabi non ha indossato l’hijab, e ciò è stato interpretato come un segno di solidarietà con le proteste scatenate per la morte di Mahsa Amini.
Tale gesto è stato largamente apprezzato dalle donne iraniane, ma aspramente condannato dal governo perché -fin dal 1979- indossare l’hijab è obbligatorio anche nelle competizioni sportive all’estero, visto che le atlete rappresentano in maniera ufficiale il proprio paese.
Per cui gareggiare senza è stato interpretato come una vera e propria provocazione, oltre che violazione della legge.
Nelle ore successive alla competizione, intorno a questa vicenda, è nato un vero e proprio giallo.
Una fonte anonima ha comunicato a IranWire (il sito web gestito da giornalisti professionisti iraniani dissidenti che vivono dentro e fuori dall’Iran) che Rekabi aveva già pensato di gareggiare senza hijab. Ma l’atleta con la pubblicazione di una storia sul suo canale Instagram ha sostenuto il contrario (per sua scelta o perché costretta?), affermando che “non era intenzionale apparire senza l'hijab” e che questo le era scivolato inavvertitamente poco prima della gara.
Nel frattempo, familiari e amici non riuscivano a mettersi in contatto con lei, dandola per scomparsa, ma Rekabi, nella stessa Instagram stories, li ha tranquillizzati e ha garantito che stava rientrando a Teheran con il resto della squadra.
Inoltre, IranWire ha affermato che era stato disposto il trasferimento per l’atleta nella prigione di Evin. Ma le autorità iraniane e l'Ambasciata della Repubblica Islamica dell'Iran in Corea del Sud negano di perseguitare la scalatrice, non avendo previsto nessun arresto.
Elnaz Rekabi è rientrata a Teheran e ha confermato alla tv nazionale quanto scritto nella Instagram stories, insistendo sulla caduta accidentale del velo e sull’essersi impigliata nell’attrezzatura.
All’aeroporto, Rekabi è stata accolta come un’eroina da una folla calorosa giunta per osannarla e al contempo per evitarne il presunto arresto, su cui circolavano notizie contrastanti.
Sul caso Rekabi è intervenuto anche l’ONU che ha promesso di seguire l’intera vicenda “molto da vicino” per accertarsi della veridicità dei fatti.