Caso camici, Fontana: "Ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento"
"Ho riflettuto molto sull'opportunità di intervenire in quest'aula, soprattutto per la preoccupazione di dare ulteriore cassa di risonanza a polemiche sterili, inutili, strumentali oltre che lesive della mia persona e del ruolo che ricopro. Ma alla fine ho deciso di essere qui non solo per affermare la verità dei fatti, ma anche per voltare pagina e affrontare con forza la volontà di andare oltre, affrontando un presente pieno di incognite e guardando alle sfide del futuro". Così il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha iniziato il suo intervento nell'aula del Consiglio regionale.
"Le critiche alle mie azioni di governo sono legittime, anzi doverose purché tengano conto della realtà - ha detto ancora il governatore lombardo -. Non posso tollerare che si dubiti della mia integrità e di quella dei miei familiari".
"Il mio coinvolgimento, se di coinvolgimento si può parlare, non è nulla di più, nulla di meno se non che Regione Lombardia non ha speso un euro per i 50mila camici - ha aggiunto Fontana -. Sono state coinvolte 5 aziende lombarde che hanno convertito la loro produzione", dalle quali la Regione ha acquistato i dispositivi "con quantità e costi differenti".
"Ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento. Dei rapporti negoziali a titolo oneroso tra Dama e Aria non ho saputo fino al 12 maggio scorso - ha aggiunto -. Sono tutt'ora convinto che si sia trattato di un negozio del tutto corretto ma poiché il male è negli occhi di chi guarda, ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento per evitare polemiche e strumentalizzazioni".