Candida Auris: un nuovo nemico
Sta facendo parlare di sè come di nuova possibile minaccia sanitaria il fungo noto come “Candida Auris”. Isolato in Giappone per la prima volta nel 2009, si è poi spostato in in Francia nel 2015 e, da allora, in varie altre parti del mondo.
Perfino in Italia sono stati rilevati focolai nel periodo pandemico 2020/21, con un tasso di contagiosità aumentato a seguito dello stravolgimento causato anche dal Covid-19. Recentemente un nuovo caso isolato a Venezia ha destato preoccupazioni nella comunità medico-scientifica.
Ma cosa si può aspettare da questo fungo così aggressivo e quali potrebbero essere le precauzioni da adottare?
In prima battuta va specificato che la pericolosità di Candida Auris è particolarmente alta per i soggetti ospedalizzati: il fungo, infatti, molto resistente agli antibiotici ed altamente infettivo, si insinua negli immunodepressi e mette in pericolo i pazienti più fragili, anche diverse settimane dopo le cure da inizio ricovero.
In questi casi, purtroppo, la mortalità è alta, in media dal 30% al 70%. A questo tragico dato si aggiunge un ulteriore aspetto: la capacità del fungo di creare biofilm resistenti ai più comuni disinfettanti e antifungini.
Un pericolo microbico tenace, aggressivo, spesso sottovaluto o mal diagnosticato.
Nondimeno, come sostenuto recentemente dal direttore del Dipartimento di Malattie Infettive della Città della Salute di Torino (Francesco De Rosa), la preoccupazione è legata principalmente agli ambienti sanitari, all’interno dei quali i pazienti fragili devono essere adeguatamente protetti.