Calcio e Coronavirus, Iacovacci: "Danno economico rilevante anche per l'indotto"
Le coppe, i trofei e le medaglie sono state già realizzate dalla Iaco Group ma la domanda più frequente è sempre la stessa: ripartirà il calcio italiano? Tra qualche giorno si avrà la risposta definitiva. Il calcio, intanto, conta i danni da Coronavirus. Gli effetti sono stati finora devastanti per l’indotto da 4,7 miliardi che gira attorno al mondo del pallone. L’ha confermato anche il recente studio di OpenEconomics che ha sottolineato l’ampissimo specchio in cui si riflettono i benefici economici indiretti: dai giornali, ai trasporti, al food and beverage, al turismo, fino all’advertising, i videogames, le scommesse sportive, l’impiantistica e l’abbigliamento. Effetti negativi che hanno inciso notevolmente anche sulla produzione di trofei e merchandising di cui la Iaco Group è leader in Europa.
“L’attività produttiva nelle sedi di Vicenza, Avellino e Lugano è ferma – dice Alberto Iacovacci, presidente della Iaco Group -. Lo stop dei campionati di calcio ed il rinvio degli Europei al prossimo anno hanno già determinato una perdita pesante per la Iaco Group che, come tutti sanno, è incaricata della realizzazione dei trofei e dell’organizzazione dei cerimoniali degli eventi sportivi più importanti della Lega Serie A, della Lega Pro e dell’Uefa. La salute viene naturalmente al primo posto ma se il calcio italiano non dovesse ripartire, sarà un disastro. Gran parte delle società di serie A falliranno, salterà tutto il sistema calcio che rappresenta la terza azienda del nostro Paese. Oggi in assemblea i club di A si sono espressi all’unanimità per riprendere e completare il campionato ma l’ultima parola spetterà al Governo”.
Iacovacci preferisce non quantificare i danni “del disastro economico” che il Coronavirus ha prodotto per la sua azienda e lancia un altro allarme: “Tantissimi club dalla A alla D rischiano concretamente di scomparire, quando la situazione sarà tornata alla normalità.Il calcio potrà ripartire ma i proprietari delle società, che sono in gran parte medio-piccoli imprenditori locali, non potranno mai recuperare quanto perso e a breve dovranno iniziare a fare due conti, dovranno perciò dare priorità alle proprie aziende e di conseguenza non avranno più risorse necessarie per sostenere la parte sportiva. E’ un periodo drammatico per l’Italia e non solo. L’indotto ha subito una gravissima crisi con ingenti perdite di fatturato. Il discorso vale naturalmente anche per il nostro gruppo ma stiamo ammortizzando le pesanti ricadute di questa crisi grazie alle risorse che ogni anno destiniamo all’azienda per fronteggiare anche eventuali momenti di difficoltà ma non avremmo mai immaginato di vivere una fase così delicata”.