Ammirando la creazione: l'occhio umano sul cosmo
Dalla notte dei tempi l’uomo ha spinto il suo sguardo al di sopra dell’orizzonte e si è interrogato su cosa ci sia al di là della Volta Celeste. Con osservazioni ad occhio nudo prima, con telescopi rudimentali e fino ad arrivare ai telescopi spaziali moderni. L’occhio umano ha scrutato le stelle, i pianeti, le galassie e tutti quei corpi, così minuscoli ma così mastodontici, che illuminano le notti terrestri.
Gli interrogativi sono tanti, troppi da elencare. Le stelle possono nasconderne altre, custodirle gelosamente fino a quando un intrepido esploratore spaziale sarà in grado di trovarle, di puntare il suo occhio, biologico o elettronico, nel punto giusto. Quando le troverà, ci sarà modo di cercare le risposte. Una missione impossibile, un impegno primordiale, una corsa contro il tempo e contro la fisica. L'intento è capirci qualcosa prima di essere cancellati dall’esistenza.
L’Hubble (unico telescopio a esser stato progettato per essere modificato in orbita da astronauti) ha il merito di aver donato all’umanità il primo sguardo sulla bellezza dell’Universo. Immagini suggestive rimaste nella memoria collettiva, opere d’arte cosmiche di una complessità e di una bellezza toccante. “La prova che Dio è un artista”: diceva qualcuno. In effetti, la relazione fra Dio e l’immensità del Creato in qualche maniera ha sempre accompagnato l’esplorazione dell’Hubble. Basti pensare ad uno dei suoi scatti più celebri, i “Pilastri della Creazione”, colonne di gas interstellare e polveri, nella Nebulosa Aquila.
Questo filo conduttore, che unisce la genesi dell’Universo, la ricerca scientifica e la spiritualità, continua con la primissima immagine scattata dal Webb, il telescopio spaziale che ha il compito di essere il successore dell’Hubble. L’ammasso di galassie SMACS 0723 è quanto di più vicino alla Creazione abbiamo mai osservato. Una gigantesca lente d’ingrandimento cosmica che ci permette di guardare più a fondo, al di là dei corpi che comprendono l’ammasso.
13 miliardi di anni. Questa è l’entità del viaggio nel tempo che fa il nostro occhio, osservando quella prima meravigliosa immagine. Il genere umano conquista un piccolo traguardo in più.