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Ucraina, storie di bambini nati durante l'attacco russo

Secondo quanto riportato dal quotidiano online Adnkronos, in un articolo del 16 marzo 2022, il Ministero della Giustizia ucraino ha dichiarato che dal 24 febbraio, data di inizio invasione russa, sono nati 10.767 bambini (numero che negli ultimi giorni può essere cresciuto). Non è difficile immaginare in che condizioni siano venuti alla luce: nei sotterranei degli ospedali, per ripararsi dalle bombe. Addirittura, sembra che una bambina sia nata nella stazione della metropolitana di Kiev.
Certo, una nascita è un bell’evento, e soprattutto forte. Metaforicamente parlando, è la vita che continua nonostante la morte che la circonda. È però anche la spia del lato bruto e inumano della guerra. Temere per la vita dei nascituri, dei nati e dei ragazzini è una delle sensazioni più angoscianti che si possano provare. Tuttavia, è anche routine in un contesto bellico di tale portata.
Immaginiamo un bambino delle scuole elementari che il 24 febbraio si sarebbe aspettato di prepararsi per un’altra giornata di lezioni e invece, prima della sveglia, ha udito il rumore della guerra. Logicamente si sarà chiesto cosa stesse succedendo. Lo avrà chiesto ai suoi genitori. Cosa devono fare una madre e un padre? Come possono spiegare ad una piccola anima quello che sta succedendo? Dove lo vanno a pescare un “succede questo perché…”?
E’ sconvolgente pensare che le prime immagini viste dagli occhi di circa 11mila infanti nati durante lo scoppio di un simile disastro umanitario siano: rifugi sotterranei, piogge di fuoco, laghi di sangue o addirittura corpi senza vita. I primi suoni? Le bombe che scoppiano, i proiettili che fendono l’aria, le grida e gli affanni dei disperati.
Per i bambini un po' più grandi si presuppone che un giorno saranno, si spera tutti, uomini, che a loro volta avranno avuto dei figli. Avranno anche i ricordi di questo massacro, che si spera possa finire il prima possibile. Avranno ancora impressi i carri armati, i razzi, le armi da fuoco e tutti gli arnesi di morte impiegati per una guerra ignobile. I timori che un giorno tutto possa ricominciare, che i loro bambini possano vivere l’orrore che oggi stanno vivendo loro.
E’ soprattutto per proteggere la vita dei bambini, per garantire loro un futuro, che questa guerra non deve andare oltre.