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Marrone (CIDEC-Avellino): "I punti del non decreto"

Riceviamo e pubblichiamo integralmente una nota del dottor Antonio Marrone, membro Consiglio Direttivo CIDEC-Avellino. 

Ecco il testo: 

"Il CIDEC Sannio-Irpinia esprime piena solidarietà a tutti gli operatori sanitari impegnati in questa emergenza ed a tutti i volontari, nonché a tutte quelle categorie di lavoratori che nonostante l’emergenza restano operativi per garantire i servizi essenziali. Ma quale associazione di categoria non possiamo esimerci dall’essere vicini e solidali a tutte le imprese colpite da questa emergenza e costrette alla chiusura, nonché a tutti i liberi professionisti che barricati nelle proprie abitazioni e studi professionali portano avanti numerosi adempimenti atti a salvaguardare l’esistenza delle stesse imprese. Quale associazione di categoria ci sentiamo costretti a dare il nostro contributo in questa emergenza che purtroppo ha aggredito l’intera Nazione non solo sotto il profilo sanitario (che ribadisco ha la precedenza su tutto) ma anche sotto il profilo economico-sociale. Non è difficile comprendere che a seguito dei numerosi tagli avuti nella sanità, se il sistema sanitario nazionale non è già in stato di pieno default è grazie al fitto tessuto di PMI presenti sul territorio, e tengo a precisare che esse rappresentano il motore dell’economia italiana e garantiscono il maggior sviluppo occupazionale. Non è nostro compito, nè nostro interesse addentrarci in argomenti politici partitici, ma è nostro dovere esortare politici e militanti a non umiliare le categorie professionali e i molti imprenditori che stanno gridando aiuto in questo momento. Gli imprenditori sono già abbastanza umiliati dalla Politica nazionale, è indecoroso vedere che a tutt’oggi mancano le circolari attuative del decreto “CURA-ITALIA” fortuna che doveva essere un decreto con carattere d’urgenza, che doveva prima arrivare entro il 16 marzo 2020, per evitare il versamento delle imposte da parte dei contribuenti, ma sorvoliamo su questo, è arrivato il giorno 19 marzo 2020 ed a oggi non ancora attuato nel suo totale. Le aziende hanno già pagato gli stipendi di febbraio, a breve pagheranno quelli di marzo e la cassa integrazione in deroga ancora non è attuata, nel mentre le risorse liquide delle aziende diminuiscono, creando ulteriore panico e disagio. Non vogliamo neanche soffermarci sull’insufficienza delle misure economiche adottate, perché apriremo una polemica infinita, basti pensare però che ci sono percettori di reddito di cittadinanza che prendono circa 780 euro al mese, mentre per gli artigiani e commercianti è previsto un contributo una tantum di 600 euro, attenzione anche quest’ultimo provvedimento ad oggi non ancora attuato. Ed anche qui siamo categoricamente a ribellarci a quelle che saranno le modalità di attuazione, che secondo indiscrezioni, c’è bisogno che il singolo imprenditore chieda apposito pin dispositivo inps in via telefonica e poi mediante pin sarà possibile richiedere il contributo, tutto ciò è ridicolo, tanti imprenditori dai giorni scorsi stanno cercando di mettersi in contatto con l’istituto nazionale di previdenza sociale senza alcun risultato, è del tutto comprensibile la nostra rabbia in questo momento, noi intermediari, per poter svolgere le nostre funzioni in nome e per conto dell’azienda siamo obbligati a tenere innumerevoli deleghe, inps, inail, mandato professionale, cassetto fiscale, fattura elettronica, allora mi chiedo non sarebbe più semplice dare la possibilità a noi professionisti di richiedere telematicamente per conto dei nostri clienti questo contributo? Abbiamo quasi il sentore che il Governo faccia di tutto per complicare le procedure e tardare la richiesta di questi contributi. Ad oggi alcune istituzioni bancarie hanno autonomamente deciso di sospendere le rate dei mutui e dei finanziamenti delle imprese e dei privati, dico alcune perché contestualmente ci sono istituzioni bancarie da noi contattate nei giorni scorsi per la richiesta di sospensione, e c’è stato risposto che l’operazione ha un costo oltre la ricapitalizzazione degli interessi, questi comportamenti non sono per niente tollerabili, quando abbiamo edotto la banca che è in vigore una legge che obbliga gli intermediari finanziari a sospendere l’addebito delle rate ci è stato risposto che non vi è alcuna attuazione del decreto e difatti così è. Dal sito del ministero dell’economia e delle finanze risulta in aggiornamento la sezione destinata a ricevere le norme attuative per detta sospensione. Questo clima è del tutto inaccettabile nonché deleterio e devastante per la futura ripresa e permanenza sul mercato di molteplici aziende soprattutto dell’agro-alimentare e turistico ricettive, settore verso quale la CIDEC Sannio-Irpinia è molto attenta. E’ del tutto sconcertante come gli organi ministeriali e di governo non si rendano conto che l’emergenza economica non può rientrare nel giro di pochi giorni, ma neanche di pochi mesi. La crisi economica frutto di questa brutale emergenza sanitaria andrà avanti per mesi, per non solo mia esperienza professionale presumo che per ottenere un rilancio a pieno dell’intera economia distrutta ci vorrà circa un’anno. E’ fuori da ogni schema pensare che dal giorno 03 aprile (che non sarà per niente rientrata l’emergenza come si apprende da fonti autorevoli) ipotizzando comunque tale termine è impensabile che i ristoranti siano immediatamente sold-out, che le manifestazioni culturali e culinarie riprendano immediatamente, che il turismo riparta come se nulla fosse accaduto, che la gente ricominci ad abbracciarsi immediatamente. E’ altrettanto evidente che ad emergenza rientrata la popolazione sarà molto più suscettibile ed attenta ad altre priorità, non tutti torneremo ad una vita normale o meglio non nell’immediato. Altro consiglio urgente, che come consulente aziendale e membro del consiglio direttivo del CIDEC Avellino, mi permetto di dare al governo, è di scrivere provvedimenti e decreti quanto più chiari possibili, non è possibile che ad ogni decreto siamo costretti a chiedere dei chiarimenti e ad attendere ulteriori linee guida, è scandaloso difatti l’impostazione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 marzo 2020, ove si sancisce la chiusura di tutti gli esercizi commerciali, con esclusione di quelli previsti nell’allegato 1 dello stesso, ed al comma successivo si cita che resteranno aperte le attività commerciali di cui all’allegato 1 del precedente decreto emesso, quindi di fatto e in sostanza non è cambiato assolutamente nulla dalla precedente condizione e ci troviamo difronte all’ennesimo decreto che ha seminato confusione e pressione da parte delle imprese presso i consulenti, che si sono visti costretti a lavorare anche di sabato e domenica in notturna. Quale associazione di categoria anche per i professionisti, ed essendo lo scrivente un libero professionista, non possiamo non mostrare tutta la nostra solidarietà ai tanti colleghi degli studi professionali (Dottori Commercialisti, Avvocati, Tributaristi, Consulenti del Lavoro, e tante altre categorie che per brevità non sto ad elencare) ma che costantemente sono impegnati nel lavoro ordinario di gestione delle imprese, e nel lavoro straordinario di questi giorni nella gestione dell’emergenza nelle imprese. E’ umiliante leggere un decreto, che prevede l’erogazione di una tantum di 600 euro ai soli professionisti iscritti alla gestione separata con esclusione totalitaria di tutte le professioni ORDINISTICHE. Sembra quasi che le professioni ordinistiche siano del tutto spodestate del loro ruolo essenziale, completamente abbandonate e non tutelate dallo stato e dai loro rappresentanti che difronte a tutto ciò stanno tacendo. Basti riflettere che se i commercialisti e tutti gli altri professionisti competenti in materia fiscale di tutt’Italia da domani mattina decidessero di non lavorare più, altro che limitazione di contagi, sarà una distruzione di massa, lo stato si ritroverebbe file enormi davanti ai pubblici uffici, a competere con imprenditori e dipendenti, a gestire milioni di richieste di cassa in deroga allo sportello, con un’esposizione al contagio del tutto allucinante. Ma noi professionisti non siamo questo, noi siamo quella classe, che nel silenzio della notte studia, e la mattina si sforza a far rispettare i decreti di questo Stato che verso di noi non ha un briciolo di riconoscenza. Esorto i presidenti provinciali e nazionali di tutte le professioni ordinistiche a farsi sentire per la tutela degli stessi iscritti, affinché nella nostra veste di professionisti non dobbiamo mai più affrontare una simile umiliazione. Il ministero delle Economia e delle Finanze e lo stesso presidente Conte e la squadra di Governo, deve interpellare per certe misure i Commercialisti, mi chiedo, quando questi soggetti del ministero e del governo saranno capaci di comprendere che sono i commercialisti a vivere l’azienda? Sono loro a farsi carico dei problemi dei contribuenti? Sono loro a moderare i rapporti Stato-Impresa? . Ora più che mai i nostri studi professionali sono oberati di lavoro, per le norme sulla salute pubblica, ci troviamo a corto di personale, con aziende che per il momento non pagheranno alcuna parcella, a dover far fronte agli adempimenti di ordinaria amministrazione dell’impresa, ed in più a portare avanti gli adempimenti di somma urgenza per la gestione dell’emergenza. E soprattutto caro Governo se proprio non vuoi estendere la misura dei 600 euro una tantum anche alle professioni ordinistiche, fai in modo che questi adempimenti siano snelliti nella burocrazia e fatti carico delle parcelle (a compenso pre-concordato) per richiedere cig e quant’altro, altrimenti è inevitabile che ci vedremo costretti in questo periodo a dover parcellare ai nostri clienti anche questi adempimenti extra. Caro Presidente Conte è bene ricordare che anche noi professionisti abbiamo una famiglia, che vediamo certamente poche ore al giorno, ma le possiamo garantire che è simile a tutte le altre famiglie e non meno dignitose delle famiglie dei percettori di reddito di cittadinanza. Ma noi non ci fermiamo, e daremo tutto il nostro supporto e ausilio alle imprese ed anche allo Stato come fin oggi a testa china abbiamo sempre fatto. Pertanto in qualità di membro del consiglio direttivo della cidec, e membro della commissione fiscalità, posso affermare che ci rendiamo completamente a disposizione delle imprese, e degli organi preposti per collaborare nell’emergenza senza creare ulteriori disservizi. Ma esortiamo lo Stato ad essere dalla nostra parte. Dott. Marrone Antonio Commissione fiscalità CIDEC-AVELLINO Membro Consiglio Direttivo CIDEC-AVELLINO