"La Convenzione degli Indocili" sbarca in Irpinia
La Convenzione degli Indocili, nata lo scorso gennaio, dopo gli incontri di Firenze, Bologna, Rimini, è approdata in Campania, dal 12 al 16 aprile, per un ciclo di appuntamenti tra Salerno, Sannio, Irpinia e Napoli.
Domenica 14 aprile, l’incontro con l’Irpinia si svolgerà prima a Grottaminarda, alle 10.30, al Caffè Letterario del Castello d’Aquino e poi, alle 20, ad Avellino, al Cinema Partenio in via Verdi.
La discussione culturale promossa dalla Convenzione, fondata dal saggista fiorentino Antonello Cresti, è incentrata sulla “fuga dal pensiero unico” di matrice neoliberista e sulla la creazione di un nuovo immaginario alternativo a quello dominante.
Tra gli artisti che hanno aderito all’intento della Convenzione anche il regista patafisico Michele Vietri, protagonista con Cresti di tutti gli incontri di questo ciclo campano con la proiezione del suo film-documentario “Tenk iù globalizescion (come morire di libero mercato)”, già proiettato con successo in festival cinematografici europei e in Argentina.
Nel corso degli incontri sarà presentato anche il più recente saggio di Cresti, scritto con il musicologo Renzo Cresti, dal titolo “La scomparsa della musica. Musicologia col martello”.
Sia Vietri che Cresti saranno presenti agli incontri per discutere delle loro opere e della “fuga dal pensiero unico” con i numerosi ospiti che hanno aderito all’invito della Convenzione degli Indocili.
Molto ricco il parterre di relatori che si alterneranno nell’appuntamento al Cinema Partenio di Avellino (ingresso libero, ore 20) e che daranno vita ad un articolato dibattito intorno alle opere del regista avellinese Vietri e di Cresti e al tema della Convenzione degli Indocili.
Moderati dalla giornalista Rossella Strianese, infatti, i due autori discuteranno con Michela Mancusi, presidente dell’Associazione Zia Lidia Social Club, con Massimo Pacilio dell’Associazione Riva Destra e con Vincenzo Quintarelli.
Prima della proiezione del documentario di Michele Vietri saranno presenti le “pizzillare”, le artiste del ricamo irpine, per un momento curato dalla Pro Loco di Santa Paolina. Una presenza particolarmente significativa questa, dal momento che la protagonista del documentario di Vietri è una ricamatrice di Burano, la cui raffinata arte è minacciata dalle produzioni industriali e a basso costo provenienti dall’Asia. Un pericolo che non risparmia neppure la meravigliosa arte del tombolo irpino, frutto di una sapienza artigianale antichissima che, come per tante produzioni italiane, rischia di essere spazzata via dalla furia della globalizzazione.
“Tenk iù globalizescion”, scritto da Michele Vietri con Sarah Mosole e da lui diretto, ha già partecipato con successo a numerosi festival internazionali, dimostrando l’attenzione che esiste anche fuori dai confini nazionali sul tema della globalizzazione che uccide le culture e le abilità locali, spesso frutto di una cultura millenaria.
Con questa pellicola, ricercata anche sotto il profilo formale grazie alle sapienti pennellate visive con cui Vietri realizza il suo dolente affresco, il regista si ricollega direttamente alla lezione neorealista di Camillo Marino, fondatore con Giacomo D’Onofrio del Festival Laceno d’Oro che ebbe come nume tutelare quel Pier Paolo Pasolini che da sempre ispira il lavoro di Vietri.
A Camillo Marino, alcuni anni fa, Vietri dedicò nel 2006 il commosso documentario dal titolo “A chi tanto, a chi niente. Storia possibile di un critico di provincia”.
“Sembra di vivere in un’epoca quasi orwelliana – spiega Vietri – ma l’elemento umano e l’imprevisto giocano sempre magnifici scherzi”.
“La scomparsa della musica. Musicologia col martello” di Antonello Cresti e Renzo Cresti si pone invece il quesito: qual è il ruolo della musica nel mondo contemporaneo? Presente come marmellata sonora ovunque, la musica sembra aver smarrito la sua funzione di collante sociale, narrazione epica collettiva, è scomparsa sotto i colpi delle spinte uniformanti del mercato e delle norme egemoni della società liberale.