Intervista ad Alessandra Tirone, giovane e promettente amazzone
Per questa intervista potremmo partire da una celebre citazione di Winston Churchill: “C ‘è qualcosa nell’esteriorità di un cavallo che si attaglia all’interiorità di un uomo”. Ed è proprio così. Il cavallo possiede un’esteriorità molto forte. Può intimorire, può non piacerci, ma non può lasciare indifferenti. Impressiona per le sue dimensioni, per il suo modo elegante di muoversi, per i suoi muscoli, per la coda e la criniera che muovendosi nell’aria richiamano un simbolo di libertà. La sua bellezza è bellezza senza vanità e la sua lealtà è lealtà senza compromessi. Il cavallo non comunica così come riesce a fare un cane oppure un gatto, perciò risulta essere misterioso, indecifrabile, imperscrutabile. Aspetti che hanno affascinato Alessandra Tirone, ventenne nata a Napoli ma di origine irpina, che di questa passione ha fatto una ragione di vita. L’abbiamo incontrata per una chiacchierata, a trecentosessanta gradi, sul mondo dei cavalli e dell’ippica.
Intervista di Youssef Marzullo
Alessandra Tirone, come ti sei avvicinata al mondo dei cavalli?
In tenera età ho praticato vari sport come il nuoto e la ginnastica ritmica e non mi hanno appassionato molto. Poi è successo che una mia amica iniziasse a frequentare un centro ippico di San Michele di Serino: "Il Cerreto". Sulla sua scia i miei genitori decisero di iscrivermi e da lì è partito il mio percorso nel mondo dell'equitazione. Senza dubbio il mio rapporto con i cavalli è cominciato come un gioco. Ero piccola e posso dire che mi emozionava sentire un essere caldo e vivo sotto di me, mi piaceva essere portata in giro e poter vedere il mondo dall’alto; ero felice di avere un amico di cui prendermi cura e con il quale vivere ore di pura felicità. Ricordo ancora con affetto il primo cavallo che montai, vale a dire una pony molto energica e forse un pò "pazza". Mi divertivo moltissimo con lei.
A distanza di anni dal tuo inizio quali consapevolezze hai potuto acquisire? Ora il cavallo non è più solo una passione...
Dopo circa 3 anni chiusi la mia esperienza in quella scuola di equitazione. Sarà sempre un'esperienza indimenticabile anche se naturalmente ero piccola e conservo anche ricordi sbiaditi. Con il passare degli anni maturava in me la consapevolezza di voler rimanere il più possibile a contatto con questo mondo. Inevitabilmente mi sono avvicinata al mondo dei concorsi ippici. Inizialmente si trattava di piccole gare a livello provinciale e regionale, che mi permettevano di misurarmi con altri cavalieri e di acquisire esperienza, il tutto divertendomi. In seguito ho scoperto di gradire la competizione e di avere una certa predisposizione per questo sport. Ad esempio a livello regionale sono orgogliosa di aver vinto sia il campionato campano sia quello pugliese tra il 2014 e il 2018.
Per chi non è particolarmente avvezzo all’ippica, ci puoi dire qualcosa in più sul tuo sport e in cosa ti sei specializzata?
Nell’equitazione esistono diverse discipline, quella che pratico io è il “salto ostacoli”. In poche parole si tratta di affrontare un percorso sul quale sono disseminati diversi tipi di ostacoli. Lo scopo è di non abbattere nessun ostacolo, dunque di non raccogliere penalità, e di eseguire il percorso nel minor tempo possibile, cercando, evidentemente, di essere più veloce degli avversari. Velocità, precisione, concentrazione, capacità di reazione; queste le principali attitudini richieste per praticare questo sport a livello agonistico.
Essere amazzone è sinonimo di sacrifici e spesso anche di rinunce. Non ti pesa?
Per me è come una malattia da cui personalmente non credo si possa guarire. E' una scelta e sicuramente senza l'andare a cavallo non saprei resistere a lungo. Naturalmente ci sono lati positivi e altri negativi. Sopraggiungo anche momenti di sconforto, sarebbe ipocrita negarlo. Gli aspetti meno belli vengono attenuati se c’è il fuoco della passione che ti accompagna nei momenti difficili. Altra componente fondamentale è anche la mia famiglia, che in questo percorso mi ha sempre supportato umanamente ed economicamente. Non lo nego: relazionarsi con i cavalli e prendersene cura comporta dei sacrifici, delle rinunce. Quest'ultime so bene cosa rappresentino. Il tempo da dedicare a quest'attività è molto (tra allenamenti e competizioni) e spesso ciò porta ad accantonare a malincuore altre opportunità e/o attività importanti come ad esempio poter viaggiare con maggiore facilità e dedicare qualche ora in più allo studio.
Non è frequente per una donna poter essere ad altissimi livelli nell'equitazione come per gli uomini? Cosa credi in merito a questa realtà?
Senza dubbio l'equitazione viene portata alla ribalta più dagli uomini che dalle donne. Non saprei individuare il motivo preciso. Posso dire che quando si tratta di metterci l'anima le donne non sono da meno, anche nel trovare la sensibilità nei confronti del cavallo. L'uomo ha maggiore prestanza fisica, questo va senza dire. A livelli alti ci sono più uomini che donne, tuttavia secondo me alla base non esistono gap imprenscindibili o differenze sostanziali. Questo è il mio parere personale.
Quali sono i tuoi obiettivi sportivi per il futuro? Sogni nel cassetto?
I miei obiettivi sportivi sono quelli di riuscire a vincere qualcosa di importante a livello nazionale e non solo. Questo significa avere più visibilità e dunque migliori possibilità di accedere ai "piani alti" di questo sport. Attualmento milito nella scuderia Caracciolo a Ruvo di Puglia nel maneggio "Terra degli Ulivi" e colgo l'occasione di ringraziare in maniera sentita il mio istruttore Gianluca Caracciolo, cavaliere tutt'oggi attivo agonisticamente, con cui si è creato un rapporto unico e da cui imparo sempre maggiormente. Non si smette mai di imparare nella vita e in uno sport come questo forse lo si può affermare ancor di più.