“I santi d’argento”, Piacci: "In un noir mi confronto con uno spaccato della Napoli che vivo"
Il suo è «un libro che contiene un libro che contiene un libro come una matrioska», un noir «che si mescola col poliziesco», con «il romanzo di formazione, il romanzo sentimentale (il sentimento che lega il protagonista a sua madre) e un reportage della memoria storica di Napoli. Giancarlo dà voce a una serie di personaggi che raccontano una Napoli autentica». È nelle parole di Paquito Catanzaro della rassegna “Ricomincio dai libri” che si intuisce il potenziale del libro “I santi d’argento”, romanzo d’esordio dell’autore napoletano Giancarlo Piacci. Il libro di Piacci, direttore della libreria Ubik di Napoli a Spaccanapoli, è stato presentato presso la Sala Penta della biblioteca provinciale “Capone” di Avellino come un’anteprima al “Campania Libri Festival”, la rassegna letteraria che si terrà in quattro giornate, dal 5 all’8 ottobre 2023 a Palazzo Reale a Napoli. Un’anteprima irpina, prima volta nella storia del festival e «possiamo immaginare nel Sud Italia eventi come questo, questo è l’unico evento non su Napoli che proverà a raccontare un mondo diverso», come ha introdotto il professore Leonardo Festa.
«Oggi è tanto ricca la scena culturale napoletana che è difficile fare delle esclusioni - ha esordito il curatore del “Campania Libri Festival Massimo Adinolfi -. L’obiettivo è far crescere il mondo dell’editoria e del libro, si deve vedere tutto ciò che non è cultura attraverso la cultura. L’idea è quella di avvicinare il più possibile il pubblico a quello che rimane il mattone fondamentale della nostra civiltà, che è il libro. In queste quattro giornate gli ospiti saranno scrittori ma anche attori, giornalisti, professori, registi, con l’idea che si possono proporre percorsi diversi tutti quanti convergenti rispetto a questo obiettivo che ci siamo dati, di aiutare il libro e di aiutare l’industria editoriale».
«Il libro è nato dalla volontà di confrontarmi con uno spaccato della città che vivo, la mia libreria Ubik è a Spaccanapoli - ha spiegato l’autore -. Volevo provare a raccontare la realtà che vedo io. Sono cresciuto leggendo il crime nelle sue varie declinazioni, partendo dalle cose classiche Agatha Christie, Conan Doyle per poi arrivare a Fred Vargas, Don Winslow. Il mio orizzonte da lettore è cambiato quando ho incrociato la vita con Jean Claude Izzo, quello che più di tutti rappresenta il noir mediterraneo. Ho scoperto che si potevano raccontare storie di questo tipo, cioè con un’indagine, con un vero e proprio giallo però che raccontasse in realtà lo spaccato di una società, una società che per tanti versi assomiglia moltissimo alla mia perché la Marsiglia degli anni ’90 non era poi così distante da quello che è il mio territorio. Ho pensato forse che se un giorno mi fossi confrontato con la volontà di narrare la città avrei provato a fare in quel modo lì. Cosa che poi effettivamente ho fatto, la protagonista del romanzo in effetti è proprio Napoli, la volontà di raccontare una Napoli che forse alle volte è un po’ esclusa dalle narrazioni più in voga».
Il protagonista del libro “I santi d’argento” è Vincenzo, che vive a Bacoli in un esilio- non esilio perché è a pochi km da Napoli e tornare lì vorrebbe dire per lui riaffrontare dei fantasmi di un passato che non vuole affrontare. Ma un giorno questo passato gli si presenta quando un uomo gli chiede di far luce sul caso di un suo amico che è stato trovato morto, un caso che sembra essere archiviato come suicidio. Così Vincenzo ritorna nella città non senza difficoltà e dà inizio alla sua indagine affrontando allo stesso tempo i suoi tormenti.
«Napoli attualmente è totalmente impegnata a rappresentare sé stessa come si vuole, quando eravamo piccoli non passavamo nei vicoli perché ritenuti pericolosi, ora nei vicoli non ci passiamo perché ci sono tavolini dei bar per i turisti che occupano la strada, la città non ci appartiene», ha aggiunto Piacci, mentre Paquito Catanzaro ha affermato che l’autore «dà voce a una serie di personaggi che raccontano una Napoli autentica. Giancarlo all’interno del romanzo ha inserito una guida turistica atipica di Napoli. La lingua napoletana ne “I santi d’argento” è centellinata, serve per fini narrativi, è un espediente». «Non si può parlare di Sud negli anni ’80 senza le esperienze migratorie (il protagonista andrà anche a Milano per lavorare in una fabbrica, ndr). Gli anni ’80 hanno significato tanta gente lontana ma anche Maradona (se ne parla nel libro del periodo vissuto, ndr) ma anche l’eroina, gli anni ’80 sono stati un periodo super contraddittorio» ha continuato Piacci, mentre Massimo Adinolfi ha aggiunto che «colpisce la laconicità con cui si esprime il narratore. Nel suo poliziesco descrive Napoli in termini di ciò che è sopra e di ciò che è di sotto, soprattutto di sotto. E nelle pagine finali, oltre alla risoluzione del caso, si scioglie anche la vicenda esistenziale di Vincenzo».
«A muovere veramente il romanzo sono le donne - ha concluso Giancarlo Piacci -. I miei personaggi vengono descritti per le loro caratteristiche morali più che fisiche. Di fronte alle difficoltà le donne resistono. Oltre alla nonna che rappresenta la parte esoterica della città c’è Ernestina, che rappresenta alle volte la solitudine e che vive in un mondo di ombre. I miei personaggi vivono sempre tra essere vittime e carnefici, tranne uno che rifiuta l’idea di essere una vittima».