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Federica Simeone: passione innata per la musica. "Ricerco la mia sonorità"

Tanta tenacia e le idee ben chiare sulla propria passione: la musica. Si tratta di Federica Simeone, giovane cantante che già ha avuto modo di mettere in mostra le proprie capacità artistiche e il proprio talento in diverse occasioni. 

AV LIVE  ha fatto quattro chiacchere con lei per conoscerla meglio.



Intervista di 

Youssef Marzullo





Chi è Federica ?



Sono una ragazza di 20 anni, originaria di San Giorgio a Cremano (NA) ma vivo in Irpinia da tanti anni. Mi sono diplomata al Liceo  Linguistico Imbriani di Avellino e attualmente sono iscritta all’Università di Napoli l’Orientale. Sono una persona molto socievole ed empatica. Non nascondo di amare il fatto di essere al centro dell’attenzione e questo spero non dia di me l’impressione di essere egocentrica. Non è così. Sicuramente due miei grandi difetti sono l’irascibilità e in situazioni specifiche la permalosità. Allo stesso tempo ritengo di avere come pregi l’adattabilità e il saper ascoltare il mio interlocutore, chiunque esso sia. 



A quale età hai iniziato ad interessarti alla musica? 

Raccontaci le tappe più importanti e se ci sono state evoluzioni nel tuo percorso.



Sono convinta che nel mio animo ci sia sempre stato l’istinto musicale anche rapportato al canto. Se dovessi risalire al mio primo vero approccio sarebbe all’età di 5-6 anni quando nel mondo dell’infanzia impazzavano i “Cantastorie”, delle VHS con ogni tipo di fiabe e favole raccontate attraverso dei brani cantati. Quanta nostalgia. Fu allora che, seppur quasi inconsciamente, testai con mano quanto mi emozionasse davvero cantare. Affinchè si sia potuta ampliare questa passione sono serviti moltissimo due componenti della mia famiglia, che ringrazio sempre. Dapprima mia madre. All’età di 8-9 anni lei mi aprì la strada alla conoscenza di una band rock irlandese anni 90: “The Cranberries” ed a livello italiano ad una grande artista che tutt’ora continuo ad apprezzare come Carmen Consoli. Secondo componente è stato mio zio Luca, un chitarrista blues. 

Ricordo con grande affetto le tante serate trascorse in famiglia. Lui riusciva sempre a farci divertire con la buona musica che suonava in compagnia della sua chitarra. Grazie al suo contributo ho potuto apprezzare e conoscere artisti come Ray Charles, James Brown e Aretha Franklin. Mostri sacri del novecento, delle leggende, che pur avendoci lasciato, sono intramontabili. Durante gli anni del liceo ho iniziato ad intraprandere un percorso di studio di canto tecnico presso un’accademia. Una parentesi durata 2 anni che mi ha insegnato tanto. Proprio durante il liceo si sono materializzate le maggiori evoluzioni sia caratteriali, sia musicali. Già iniziando a studiare il canto, come ho accennato prima, arrivarono maggiori consapevolezze verso ciò che amassi fare. Prima c’era più timidezza, ma con il tempo le cose si sono evolute.



Ai giorni d’oggi è sempre più arduo farsi strada nel panorama artistico, sei consapevole di ciò? Riconoscendo le tue potenzialità, credi davvero che la musica possa portarti lontano? Cos’è il talento a tuo avviso?



Naturalmente bisogna avere altro oltre il talento, ne sono consapevole. Forse anche un pò di fortuna. La musica la considero innanzitutto una valvola di sfogo. Il fattore principale resta dire quello che penso attraverso le note ed emozionarmi. Avere talento a mio modesto avviso non è ricercabile solamente nella qualità anche tecnica dell’esecuzione ma bisogna far sì di trasmettere qualcosa alle persone. Per partire bene basterebbe semplicemente voler arrivare ad essere qualcuno.  Sembra un modo semplicistico di pensarla, fermandoci a riflettere, per molti grandi è stato così.



Credi nei talent? Qual è la tua opinione in merito a questo tipo di format?



Non sono per nulla contraria. Partecipare ad un talent dona sicuramente più visibilità e risulta essere uno dei modi più efficaci per farsi conoscere da un pubblico ampio, in maniera considerevole per chi vuole emergere. Dal punto di vista artistico credo sia molto limitante. Parlo dei contratti che le etichette discografiche propongono ad alcuni concorrenti, molto restrittivi e che non mancano di clausole che effettivamente vanno a colpire la creatività dell'artista. Non escludo che comunque vi possa partecipare. Sono alla ricerca di una sonorità specifica, magari quando l’avrò trovata penserò a questo tipo di format.

 



Essere nati al sud credi sia un’ulteriore difficoltà da superare in ambito artistico? Un ulteriore ostacolo posto in partenza?



I miei cugini che vivono in due metropoli come Roma e Milano si soffermano spesso sulle differenze sostanziali che purtroppo ci sono. Per noi giovani meridionali ci sono sicuramente delle difficoltà rispetto ad altri coetanei nati al centro-nord.  C’è la sensazione che sia come se ti dovessi impegnare di più rispetto a quanto fanno loro. Noi al sud abbiamo avuto grandi talenti della musica, fortunamente ne siamo anche una fucina. Resta il gap rispetto al nord della penisola e lo si tocca con mano anche nella quotidianità. Per un artista del sud “essere compresi” resta ancora un’operazione difficile da affrontare. E’ certamente una tematica molto ampia e piena di sfaccettature. Questa è la mia visione generale. Naturalmente è un punto di vista soggettivo. 



Avrai qualche artista che ti è particolarmente caro. In ambito italiano c'è qualcuno che ammiri? 



Spesso mi viene rivolta questa domanda. Posso dire che soprattutto in questo periodo della mia vita non ci sono artisti specifici che seguo con fermezza. Mi lascio trasportare anche dall'istinto e cerco di fare anche nuove scoperte. La tecnologia in questo aiuta molto. Alcuni dei miei più ricorrenti ascolti sono i seguenti: Ravyn Lenae, Erykah Badu, Joss Stone, Ama Lou e non per ultima Amy Whinehouse. In ambito italiano Davide Shorty (artista della scena rap), Elisa, Levante e Carmen  Consoli. Ho citato una minima parte del folto gruppo di artisti che caratterizza i miei ascolti.



Parlando ancora di cantanti: Elvis Presley è il cantante che ha venduto più dischi in assoluto, mentre tra gli italiani Adriano Celentano ha il primato di copie vendute. Le classifiche dicono che nella musica le donne non hanno mai superato le vendite degli uomini. Hai qualche tesi personale su questo frangente?


Sono entrambi artisti che hanno raggiunto livelli altissimi. A mio parere non ci sono generi nella musica. Per quanto riguarda il numero di vendite, statistiche alla mano sicuramente sono molto avanti gli uomini. Però non si esclude che magari tra un pò di tempo arriverà una donna che giungerà ai livelli  degli uomini e si piazzerà tra i piani alti delle vendite mondiali. Chi può dirlo. In quanto donna sono fiduciosa.





Progetti da realizzare? Cosa stai pianificando?


Il mio obiettivo è quello di riuscire a strutturare un album nel giro di 2-3 anni. Non mi precludo nessuna strada. Voglio dire che ho sperimentato anche la scrittura di un testo arrivando a completare quest’altro piccolo traguardo. Prossimamente verrà anche pubblicato ma non voglio svelare nulla.