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Cure mediche eque ed adeguate: a che punto è l'Italia?

L’accesso alle cure mediche in Italia rappresenta un tema centrale nel dibattito sulla salute pubblica, soprattutto alla luce delle disuguaglianze territoriali e delle recenti sfide causate dalla pandemia. Nonostante il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) garantisca una copertura universale, persistono significative difficoltà legate alla geografia del paese, alla scarsità delle risorse e alle lunghe liste d’attesa, che influiscono sull’equità e l’efficacia delle cure.


Disparità territoriali e accesso ai servizi

Uno dei principali problemi del sistema sanitario italiano riguarda la disparità nell’accesso ai servizi medici tra le diverse aree del Paese. Le zone montane e remote, che costituiscono oltre il 35% del territorio nazionale, soffrono di un accesso limitato a cure tempestive e adeguate. Questa difficoltà è particolarmente evidente quando si tratta di emergenze mediche, dove la distanza dai principali centri di assistenza diventa un ostacolo significativo. Secondo i dati SISREG rilevati da Istat, il 49,7% della popolazione italiana ha riscontrato problemi di accessibilità ai pronto soccorso nel 2022, con picchi che superano il 60% nelle regioni del Sud come Puglia, Basilicata, Calabria e Campania. La distribuzione ineguale delle strutture ospedaliere è strettamente collegata alle caratteristiche geografiche del Paese, accentuando il divario Nord-Sud. Mentre le regioni settentrionali beneficiano di una maggiore densità di servizi sanitari, quelle meridionali e le isole mostrano una copertura più frammentata, con ospedali depotenziati o chiusi a causa delle politiche di contenimento della spesa.


Carenza di risorse e liste d’attesa

Un altro problema rilevante è la carenza di risorse destinate alla sanità pubblica, che si traduce in lunghe liste d’attesa e nell’impossibilità di rispondere adeguatamente alla domanda crescente di cure. Nel 2023, circa 4,5 milioni di italiani hanno rinunciato a visite e accertamenti medici, soprattutto a causa delle lunghe attese. Questo numero è quasi triplicato rispetto ai livelli pre-pandemia, quando erano circa 1,5 milioni le persone che rinunciavano alle cure.
Benché la risposta a queste mancanze si possa ritrovare nella stipulazione di una buona assicurazione per la salute, le liste d'attesa rappresentano oggi uno degli ostacoli più rilevanti per l’accesso alle cure, con effetti particolarmente gravi per le fasce più deboli della popolazione. Gli anziani e le persone con malattie croniche sono i più colpiti, con una percentuale di rinuncia che raggiunge l'11,1% tra i 55-59enni e il 9,8% tra gli over 75. Questo problema è aggravato dalla carenza di personale medico e infermieristico, con l’Italia che registra uno dei rapporti infermieri-popolazione più bassi d’Europa (5,4 per 1000 abitanti).


Telemedicina e soluzioni tecnologiche

In risposta alle sfide legate all'accessibilità, la telemedicina sta emergendo come una delle soluzioni più promettenti. Grazie alla sua capacità di fornire consulenze a distanza, la telemedicina riduce la necessità di spostamenti fisici, un vantaggio significativo per i residenti in aree isolate. Tuttavia, l'efficacia di questa soluzione dipende fortemente dall'infrastruttura tecnologica disponibile. L’accesso a una connessione internet veloce e stabile è ancora limitato in molte aree remote del Paese, rendendo necessario un investimento mirato per migliorare la connettività.
Inoltre, è fondamentale formare e aggiornare continuamente i professionisti sanitari sulle nuove tecnologie e sulle pratiche di assistenza a distanza. La telemedicina, pur essendo uno strumento utile, richiede un cambiamento culturale nell’approccio alla cura, sia da parte del personale medico che dei pazienti.


Il ruolo delle politiche interregionali

Un'altra strategia per migliorare l’accesso alle cure è la cooperazione interregionale. Regioni come la Lombardia, confinanti con altre regioni ben attrezzate, offrono ai cittadini residenti nelle aree di confine la possibilità di accedere a servizi sanitari fuori dalla propria regione di residenza. Tuttavia, regioni più isolate o con connessioni geografiche limitate rimangono svantaggiate, evidenziando la necessità di una maggiore cooperazione tra enti locali per garantire una copertura più equa.


Criticità economiche e discriminazione

Le difficoltà economiche continuano a rappresentare un fattore determinante nell’accesso alle cure, nonostante il sistema sanitario italiano sia universalmente accessibile. Nel 2023, il 7,6% della popolazione ha dovuto rinunciare alle cure per motivi economici o per problemi di lista d’attesa. Le categorie più vulnerabili, come i malati mentali, gli anziani e i malati cronici, sono le più colpite da questa situazione.
L’indagine condotta da BMC Health Services Research ha evidenziato che il 50,5% dei medici italiani ritiene che l’accesso alle cure non sia equo, con il 45,6% che riporta casi di pazienti che non hanno potuto accedere alle cure per motivi economici. La discriminazione economica, unita alle difficoltà territoriali, amplifica le disuguaglianze e mette a rischio il principio di equità che dovrebbe caratterizzare il sistema sanitario italiano.